filosofia

artista pluridisciplinare focalizzata dal 2006 nella progettazione e creazione del gioiello artigianale contemporaneo che ritiene essere un’intima e grande espressione di arte e linguaggio emozionale.
il gioiello per lei è un traguardo creativo che parte da una ricerca filosofica e antropologica di sé e dell’uomo contemporaneo, la continua necessità dell’uomo di trovare un punto di incontro tra il corpo e l’anima, la materia e la spiritualità.
secondo laura questa risposta risiede solo nella natura, non nella semplice osservazione o contemplazione ma nella consapevolezza del suo semplice essere e divenire, ecco che la natura di cui noi siamo parte è poesia e bellezza. creare un linguaggio che renda spirituale la materia, mutare la sua fisicità, privarla della sua zavorra fisica per rivelarne la sua essenza poetica. le sue creazioni non si limitano così ad essere forme o decoro, laura crea un linguaggio, estremamente trasversale, sempre diverse nelle tecniche o nei materiali, non sono catalogabili in uno spazio temporale o in uno stile ma hanno un solo denominatore comune: l’equilibrio e l’armonia.

bellézza qualità di ciò che appare o è ritenuto bello ai sensi e all’anima. la connessione tra l’idea di bello e quella di bene, suggerita dalla radice etimologica (il latino bellus “bello” è diminutivo di una forma antica di bonus “buono”), rinvia alla concezione della b. come ordine, armonia e proporzione delle parti, che trovò piena espressione nella filosofia greca. In seguito, la nozione di b. è diventata categoria autonoma, caratterizzata dalla capacità del bello di essere percepito dai sensi. dalla dottrina del bello come “perfezione sensibile” nasce e si afferma, nel 18° sec., l’estetica come disciplina autonoma riguardante il bello.
fonte vocabolario treccani

Laura

laura

nasce ad ancona nel 1967, si diploma in oreficeria all’istituto d’arte, si trasferisce a bologna dove si laurea in scenografia con il suo insegnante mario ceroli. vive a bologna per 23 anni, lavora in un grande teatro come il comunale, fa la scenografa, la pittrice, la designer, la grafica, insegna per anni discipline pittoriche e disegno, fa mostre e molte collaborazioni con grandi artisti, incontra e collabora con werner herzog, impara l’incisione con luciano de vita, scrive un libro di poesie, studia e pratica tuttora shodo con il suo insegnante giapponese norio nagayama. torna ad ancona nel 2009 per ritrovare il mare e intravede il viaggio nel gioiello di design. l’arte è per lei un’esigenza per vivere ed esprimersi.

Laura Contri

arte: dal latino ar-tem radice ariana ar che ha il senso principale di – andare, mettere in moto, muoversi verso qualcosa che in senso traslato è adattare fare produrre, in latino ars artis la capacità di fare, produrre, la capacità di fare armonicamente in maniera adatta. nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme di creatività e di espressione estetica. estetica dal greco aistetikos: sensibile capace di sentire, percepisco e sento per mezzo dei sensi. questo termine si modificherà nel ‘700 a indicare una disciplina filosofica ben precisa in cui la verità estetica non si risolve in quella logica e intellettuale ma nella conoscenza sensibile che può essere affermata come tale dai sensi attraverso la percezione, come esperienza concreta. questa percezione identificata come capacità creativa e costruttiva del pensiero umano è la condizione che rende possibile non solo l’esperienza artistica ma anche l’esperienza in generale e la stessa conoscenza che ne deriva.
fonte vocabolario etimologico pianigiani

ci sono 2 tipi di conoscenza quella concettuale che deriva dalla logica e dalla cultura e la conoscenza estetica (o sensibile). quando dite “non conosco e non posso capire” sappiate che non è così la verità estetica è conoscenza a pieno titolo tanto quanto quella intellettuale. lasciamo ai critici o agli analisti la prima e attiviamo l’altra, siamo tutti in grado di conoscere attraverso i sensi, la nostra storia e la nostra cultura è scritta nel nostro dna e lasciando andare la percezione sensoriale siamo in grado di attivare un’esperienza più completa e totale perché priva di filtri. cerchiamo così di assaporare la mostra attraverso un’esperienza “estetica” che non si nutre di ciò che altri hanno filtrato e codificato ma solo esclusivamente attraverso la nostra esperienza sensibile e sensoriale il nostro sentire emotivo e la nostra facoltà immaginativa.

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